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La storia che voglio raccontarti oggi non è una fiaba, è la storia di una donna qualunque e del suo coraggio. Quello delle donne valorose e indipendenti capaci di non fermarsi, nemmeno davanti al baratro delle guerre. E’ la storia di una donna armata di… semi di girasole e parole.

Semi di girasole

E’ una mattina di fine febbraio. C’è un sole velato e fa freddo.

Una donna cammina spedita e sicura: lei non lo sa ma ha un appuntamento con la storia. Fra qualche minuto diventerà simbolo di coraggio e indipendenza, voce di tutte le donne ucraine e non, che combattono per l’indipendenza, la libertà e l’autodeterminazione.

Ai margini di un villaggio nel cuore dell’Ucraina c’è una strada, come tante in questi villaggi.

Sullo sfondo una costruzione con grandi finestre bianche, un albero spoglio che attende la sua primavera e un marciapiede a quadrotti di cemento.

L’asfalto ha una lunga crepa, forse per il gelo. Sì, perchè qui, in Ucraina, a Henicheks, le temperature scendono sotto lo zero e il freddo sa essere cattivo, quasi come i due soldati all’angolo che indossano mimetica e caschetto. Il fucile è rivolto verso il basso ma è minaccioso e non lascia dubbi. E’ giovane, il soldato, ma sa che quello potrebbe essere il suo ultimo giorno.

La donna cammina veloce ma non ha fretta. Le mani sono affondate nelle tasche del suo piumino nero, lungo e spesso. Indossa scarponcini pesanti e un berretto bianco con un grande pon pon. E’ ben calato sulle orecchie. Perché, qui nel sud-est dell’Ucraina il freddo è cattivo , quasi come l’immagine dei due soldati all’angolo della strada spaccata dal gelo.

La donna è risoluta e senza paura.

Passo dopo passo si avvicina.

Si ferma di fronte ai due militari. Non indietreggia e il suo sguardo è fiero, come solo lo sguardo delle donne davanti a una tragedia sa essere.

Chi sei? Che cosa fai qui?” – chiede con tono audace.

I militari, nonostante le uniformi, sono visibilmente in imbarazzo

State occupando la mia terra! (…)”

E’ freddo.

Un freddo che spacca l’asfalto delle strade.

Ma la donna tira fuori la mano dalla tasca, lentamente.

Poi porge a un soldato qualcosa: sono solo semi.

Prendete questi semi e metteteli nelle vostre tasche, così cresceranno almeno i girasoli quando morirete.” (…) “Ragazzo, ragazzi. Vi prego, mettete i semi di girasole nelle vostre tasche. Morirete qui, con i semi. Siete venuti nella mia terra. Lo capite? Siete occupanti.”

E’ solo una donna con un piumino nero spesso e lungo, un berretto bianco con il pon pon, ben calzato sulle orecchie e le mani in tasca, in Ucraina.

Ha una manciata di semi di girasole e altrettante parole per annientare la brutalità della violenza.

https://www.nextquotidiano.it/donna-ucraina-regala-semi-girasole-soldati-russi-video/

Amica mia, prima di salutarti, vorrei proporti di coltivare girasoli sul tuo balcone o nel tuo giardino per sostenere tutte le donne coraggiose, indipendenti e valorose: ucraine, bielorusse, e di tutto il mondo.

Perché la libertà, qualsiasi essa sia, è qualcosa che si auto produce, tutte insieme.

Anche con piccole cose. O gesti.

Che cosa ne pensi?

Scrivilo nei commenti qui sotto.

E se ti va e continua a leggere il mio blog!

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2 commenti

  1. Ciao. L’ho letto tutto d’ un fiato. Perché? Perché tutto mi riporta alla mia infanzia. A mio nonno che ha fatto la campagna di Russia ed è uno dei pochi ad essere tornato. Ho amici e amiche ora a cui ho proposto aiuto,… Quindi la questa guerra io ce l’ ho nel sangue. A tutti ho detto che un posto letto c’è, qui da noi per “salvarsi” anche se salvarsi vuol dire per loro significa lasciare i loro cari. Ho il cuore davvero spezzato, ho cercato di non pensarci fino a pochi giorni fa per non starci male. Ma nessuno può salvarsi da solo. Grazie per il tuo pensiero. Spero che possa aiutare chi sta soffrendo, anche se, e ne sono convinta, gli interessi economici e internazionali passano sopra a tutto. E qui mi fermo.

    1. Grazie Silvia!
      Anche per me è lo stesso. Questo conflitto lo vivo nella carne della mia personale storia, ma, aldilà di questo, sono fermamente convinta del fatto che riguardi ognuno di noi. Credo che, mai come in questo momento, la storia degli ultimi decenni ci stia guardando dritta negli occhi e ci obblighi al cambiamento. Per questo qualsiasi aiuto, anche simbolico, alle donne e agli uomini ucraini sia fondamentale. Come hai detto tu “nessuno può salvarsi da solo”. Condividiamo tutte le nostre azioni, piccole e grandi e facciamo, non solo a loro, sentire che ci siamo. Ancora Grazie cara amica!

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