“I viaggiatori del binario 5″ di Clare Pooley con la bella traduzione di Stefania Bertola e pubblicato da Mondadori nel 2023 è sicuramente un bel libro da leggere sotto l’ombrellone o nelle tue sere di relax.
Ma è perfetto ( e imperdibile) se stai per partire!
324 pagine rilassanti, coinvolgenti e, a tratti, commoventi, fa parte di quella narrativa contemporanea che non ha un genere letterario ben definito: un pò romance ma anche romanzo che racconta la vita quotidiana e storia che offre molti spunti di riflessione.
Ti ho incuriosita?
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E ora tuffiamoci subito nel magico mondo de “I viaggiatori del binario 5” di Claire Pooley!
La trama
Iona Iverson è una pendolare.
Ogni mattina, con il suo cane Lulù, prende il treno delle 8.05 a Hampton Court e scende alla stazione di Waterloo.
Dieci fermate in cui incontra sempre le stesse persone su cui fa ipotesi e che riconosce grazie ai soprannomi che ha loro affibbiato.
Una mattina, però, il confortevole tran tran è infranto da uno stupido incidente.
Uno dei passeggeri, quello che Iona ha soprannominato “Chic ma sessista” ingoia un acino d’uva che rischia di soffocarlo.
Sulla scena interviene tempestivamente il ” Sospettosamente Simpatico” infermiere professionale che salva la vita al malcapitato.
Il quale, però, per quella mattina, aveva tutt’altri piani.
E’ l’innesco di una reazione a catena che porterà un gruppo di estranei, uniti solo dall’anonimato del pendolarismo, a scoprire come un insignificante evento può essere la scintilla per qualcosa di nuovo.
Inaspettato.
Capace di cambiare la vita, ma anche di mandarla in pezzi.
I nuovi amici, allora, saranno in grado di sostenere Iona, quando questo accadrà?
Perché leggere “I viaggiatori del binario 5” di Claire Pooley?
Già da sola, questa frase vale tutto l’intero libro!
Ma non solo.
In realtà tutto il romanzo è una piccola perla di saggezza, che ti porta piano piano, a riflettere su quanto davvero ci sia di buono al mondo.
E, soprattutto, quanto per essere grate ogni giorno.
Poi, sicuramente, da non sottovalutare, ha la capacità di farti sorridere, quando meno te lo aspetti. Lasciandoti quel retrogusto di fanciullesca spensieratezza tipica dei libri di evasione.
Una specie di “sliding doors” (Hai visto il film?) dove i personaggi si affacciano alla ribalta con la loro vita, avvicendandosi sul palcoscenico della metropolitana, al ritmo di porte che si aprono e chiudono, come i sipari di un teatro, mettendo a nudo paure insicurezze, bizzarrie e pezzi di vita. Più o meno esilaranti.
Individui unici, che via via prendono forma e danno forma alle insicurezze, paure, sogni e… di ognuna di noi.
I viaggiatori del Binario 5 è un bel viaggio attraverso le anime dei protagonisti, dove, dopo un iniziale e ironico distacco da part di Iona, complice l’acino d’uva, l’amicizia diventa portatrice di speranza e soluzione ai problemi, anche se, spesso, questa benedetta soluzione poteva essere migliore.
Ma, d’altra parte, siamo proprio sicure che quella migliore sia anche quella più felice?
La mia opinione
Ogni stazione un personaggio e ogni personaggio una storia.
I viaggiatori del binario 5 sono vissuti che si incrociano, si toccano e si allontanano, con Iona che dirige l’orchestra.
Iona è il collante di tutta la storia.
Quell’ingrediente magico capace di trasformare uova, farina, burro e zucchero in una torta fantastica.
Come diceva Bea
E Iona è talmente unica che senza ogni cosa si appiattisce.
Un pò “Zia Mame” ( un libro che ho amato moltissimo) e un pò Amelie ( de “Il favoloso mondo di Amelie“), eccentrica e retrò, è sempre sopra le righe, ma con una grazia che la rende indispensabile a tutti gli altri.
E all’intera storia.
Comune denominatore a I viaggiatori del binario 5 , permette loro di prendere tridimensionalità e animarsi dentro il susseguirsi della narrazione con la loro unicità e la loro esistenza quotidiana.
Rivelandosi pieni di sfaccettature, umani, problematici, divertenti e coinvolgenti.
Così Iona, da ironica osservatrice distaccata, si trasforma per ognuno di loro ( e anche per se stessa) in un’arguta ed esperta “quasi psicologa”.
E attraverso gli ironici soprannomi che Iona all’inizio affibbia ai suoi colleghi pendolari, lentamente emerge il vero significato del libro: mai giudicare le persone dalle apparenze. Spesso le supposizioni, infatti, sono ben lontano dalla realtà,