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Copertina del libro Suite per Irene di Federica Lauto
Copertina del libro Suite per Irene di Federica Lauto

Chi pensa che Suite Francese sia l’ultimo romanzo di Iréne Nemirovsky ha torto e Suite per Irène di Federica Lauto ne è la dimostrazione.

Il risultato è un libro potente, a tratti crudele, ma anche avventuroso e intimo, in cui la felicità è un’onda che va’ e viene intrecciando Storia, vicende personali e …

Imperdibile!

La trama

Parigi 1942, in 9 minuti Iréne fa la valigia, saluta marito e figlie, consegna il suo ultimo, prezioso, manoscritto e… dimentica gli occhiali!

E’ così che si avvia verso la sua ultima destinazione, Auschwitz, dove morirà di tifo poco più di un mese dopo.

Terribile.

Un incipit scoraggiante…

E invece no, perché, sebbene la storia, quella vera e oscena, aleggi come un’ombra cupa, la vita di Irène è incredibile e viva. Coinvolgente, vissuta per le parole e la verità, fino all’ultimo respiro

“Scrivi Esther, scrivi le ultime parole. (…) E la memoria, Esther, sarà dolorosa. Ma la memoria è anche ciò che ci rende vivi. Non per niente è stata la materia dei miei libri. Non piangere, adesso. Scrivi tutto e porta via il manoscritto. Scappa prima che sia troppo tardi. Il mio destino ormai si è compiuto. Ma io sono fiera di quello che sono.

L’avventura di Iréne inizia in Ucraina a Kiev nel 1903. Ed è Irène stessa a ripercorrerla, come sulla pellicola di un film, nel breve arco di quel maledetto mese ad Auschivitz.

Rivede l’amata bambinaia Zezelle che le insegna francese e la ama come sua madre non sa fare, i genitori lontanissimi e assenti, e la fuga prima a San Pietroburgo. Poi in Finlandia, dove diventa definitivamente un’esule della Rivoluzione di Ottobre.

La storia la accompagna anche a Parigi, dove la famiglia ripara e si stabilisce definitivamente.

In Francia, la casa che Irène sente sua, diventa giovane studentessa spensierata nei Ruggenti Anni 20, poi moglie, madre e scrittrice di successo.

Ma Irène è un’ebrea russa esule e tale resterà fino alla fine dei sui giorni.

E Parigi lo sa: brillante e sfrenata, la accoglie ma solo come una figlia imprevista, mai veramente voluta e accettata.

Tutto questo si snoda nelle pagine di un libro, dove le vicende della storia si intrecciano ai fatti intimi: episodi che sono cicatrici sulla pelle dell’anima di Irène.

Come i litigi fra i genitori, il padre intento a riscattare se stesso dalla povertà, i balli sfrenati in locali equivoci e lo stupro, appena sussurrato.

Se chiudo gli occhi rivedo tutto. (…) la cuoca che mi nascondeva sotto il letto durante il pogrom del 1905, la fuga di notte a San Pietroburgo, (…) il primo bacio dato a Rudia, i lillà di Stoccolma, il violento viaggio in mare alla volta della Francia.(…). Il ghigno degli invitati al mio debutto quando mia madre ha detto al suo corteggiatore che ero sua sorella (…) tutta la mia giovinezza (…) il mio matrimonio, il bicchiere che non si spacca sotto il tacco di Michel (…) il successo dei miei libri e il furore che mi prendeva mentre scrivevo; e poi lo scintillio degli Champs Elysée nelle notti d’estate; il pelo nero di Kissou, la nascita di Babette, la costa di Hendaye con la morbida spiaggia bianca.

E, infine, arrivano gli stivali neri degli SS che la stipano in un vagone merci e la scaricano, come merce di second’ordine nel campo di concentramento a cui è destinata.

Ma lei non vede bene, ha dimenticato gli occhiali…

La sua storia, che è anche a storia delle donne che l’hanno salvata o spinta ad essere scrittrice, si srotola con incredibile leggerezza e profondità pagina dopo pagina. Partendo dalla fine e risalendo il fiume impetuoso della vita in una navigazione emozionante che incolla e non ti lascia andare fino all’ultima parola.

Perché leggere Suite per Iréne di Federica Lauto

Perché ha un grande dono: raccontare in prima persona, con la voce di Iréne stessa, la Storia più buia intrecciandola alla vita.

Donando speranza e bellezza.

Fin dall’inizio il pugno nello stomaco, la vergogna del racconto presente nel campo di concentramento, a cui, peraltro sono dedicati intensissimi passaggi alla fine di ogni capitolo, si alterna al tocco della speranza e dall’eternità delle parole. E dei pensieri, che restano indelebili.

Un’onda, dicevo, che porta felicità e sconforto, disperazione e speranza, ricchezza e ristrettezze, sfarzo e austerità. Narrata con profondità e leggerezza.

E capace di trascinarti nell’esistenza quotidiana e nella genesi dell’opera di questa grandissima scrittrice del Novecento.

Suite per Irène è il testamento e la chiave per leggere Irène da ” David Golder” a “il Ballo“, fino a Suite Francese, uscito postumo, a cui ha lavorato fino al pomeriggio precedente il suo arresto.

Lavorare a quel libro ( Suite Francese) mi salvava. Scioglieva la paura, distendeva i nervi e rendeva la vita sopportabile. Mi restituiva quel senso di dignità di cui i nazisti ci stavano spogliando

Perché dunque leggere Suite per Iréne?

Perché è la storia della Storia e di quella storia, che parla di guerra durante la guerra che impazza. Ma anche di attualità nel presente di quel momento, di un’esistenza vissuta nella verità. E lo fa’ mentre chi scrive è impegnata a sopravvivere, pur sapendo di non avere tempo.

E’, soprattutto, una storia di donne che Resistono e si salvano, anche aldilà della morte.

Federica Lauto, con la sua memoria e la sua penna, la riporta con incredibile precisione e lo sguardo lucido che solo la distanza regala, offrendo spazi immensi di riflessione

E mai come in questo momento, mentre nel mondo infuriano nuove guerre che odorano troppo di vecchie ideologie, in cui sembra ( o forse è proprio così) di tornare indietro su molte conquiste, riflettere e ricordare potrebbe essere la differenza

Fino a che livello di ingiustizia può condurci la nostra, egoista, idea di giustizia?

La mia opinione

Questa è una storia complessa.

Un libro complesso in cui la voce di Iréne si fonde, amalgama, con quella dell’autrice, che ha immaginato per la scrittrice un ultimo manoscritto. Offrendole la possibilità di raccontare sé stessa.

Mettersi a nudo.

Regalando a chi legge una nuova prospettiva storica di un’Europa che sta colando a picco. Dove le vicende note si intrecciano all’umanità di una bambina ricca, certo, ma trascurata, esule e senza radici.

Così, dall’orlo di quell’abisso che è la prima metà del Novecento, emergono potenti voci di donne, suoni, vite pulsanti che raccontano senza sosta e senza sconti, con un ritmo sempre più veloce, vicende sociali e private.

Al centro di tutto la scrittura come strumento di riscatto, di memoria, di cura e ricordo, in cui il presente e il passato si fondono creando quella materia informe da cui tutto nasce: il riscatto, la ribellione alla crudeltà, la liberazione dall’oppressione.

E’ incredibile fino a che punto si possa resistere senza corpo, senza cibo, senza pulizia , senza dignità. (…) Senza più niente. (…) Però ho il mio blocco di fogli e il mio lavoro è fare la scrittrice.

Ma questo è anche un libro sulla memoria che è ciò che ci rende quello che siamo, un’onda lenta e sinuosa che ti avvolge inaspettatamente e costringe a vivere, ancora una volta.

Frammenti che arrivano inattesi e che l’autrice raccoglie come conchiglie, cuce insieme in un racconto che fa riflettere senza soluzione di continuità, ma senza annoiare o appesantire.

Anzi…

Sprona a voltare una pagina dopo l’altra, per scoprire da dove è nato “Il ballo”, chi è Rose del “Vino della solitudine” o se David Golder è davvero la nemesi del padre indifferente e, diciamolo, per certi versi incapace.

Eh già, perché in questa narrazione si racconta anche di Vendetta, che è il nodo, il motore, da cui nascono tutti i racconti di Iréne, e che la rendono una delle scrittrici più originali, lucide e cristalline del secolo scorso.

Sono passata per una rivoluzione, due guerre e un esilio e ora sosto in un campo di concentramento. In mezzo si è stesa la mia vita. (…) Da ciò che ho vissuto ho cercato di trarre dei libri. E li ho scritti. (…) Mi sono tirata fuori dal buio scrivendo. Come adesso. In questo momento in cui calano le tenebre sulla Storia e la coscienza degli uomini si è ridotta ad un minuscolo buco nero, ho scritto.

Il messaggio?

Nell’ultima pagina: la sfida non è evitare la sofferenza ma affrontarla, ognuno con i propri strumenti, per attraversare il dolore e accettarlo in modo che qualunque cosa subisca un mutamento.

Tutto il resto, gli aneddoti, i paesaggi, le emozioni, la felicità, il terrore, la rabbia e quello che c’è di più umano in questo mondo, vanno scoperti pagina dopo pagina!

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