Luise vive in un mondo diverso, un po visionario, ma è l’unico che conosce ed è, anche, il più rassicurante.
Dal quale fatica a staccarsi, nonostante tutto.
“Quel che si vede da qui” di Mariana Leky edito da Keller nel 2017, è un affresco originalissimo di un paese e della bizzarra comunità che lo abita.
320 pagine di avvenimenti, riflessioni colpi di scena, poesia e divertimento, in cui la narrazione, mai sdolcinata, tocca i temi essenziali della vita.
La trama
Niente è normale nella vita di Luise.
Suo padre ha nel DNA il viaggio: parte sempre e non torna quasi mai,
La mamma è assente, persa nel suo dilemma se continuare ad accogliere il marito o lasciarlo per sempre.
E Luise?
Vive con la nonna Selma.
Che ha un dono speciale: quando sogna un Okapi, un bizzarro animale un po zebra e un po giraffa, qualcuno entro 24 ore muore. Ma non le è dato sapere né chi né quando.
Così, quando accade e la notizia dilaga, tutto il paese è in fermento.
Il tempo si dilata e, fra mille interrogativi, paure e dubbi, lascia spazio agli stralunati abitanti di tirare fuori il meglio o il peggio di sé.
Ma chi sarà il prossimo?
Questa volta la morte si porta via una vita immatura.
E lascia il paese sgomento…
L’ottico da sempre innamorato di Selma, senza riuscire a dirglielo, si interroga sul da farsi.
Così come il coro di personaggi bizzarri e stralunati si fermano a riflettere.
Anche per Luise è un momento di svolta.
Qualcosa l’attende…
Si chiama Frederick e indossa gli abiti del monaco buddista.
Riuscirà il suo amore a mettere in discussione ciò a cui Luise si aggrappa così tenacemente?
E a incrinare la sua granitica decisione di continuare a vivere lì, in quel paese visionario, così stretto e soffocante, ma anche così rassicurante?
Perché leggere ” Quel che si vede da qui”?
Perché è un affresco originale e fiabesco di un paese e della sua bizzarra comunità che fra poesia e divertimento fa riflettere sui grandi temi esistenziali.
La vita, la morte, le scelte. il presente e il futuro, gli affetti, la perdita …
Una storia contemporanea d’amore, quello vero, in tutte le sue declinazioni, che, difronte alle tempeste della vita, ti prende per mano e percorre con te ogni centimetro delle vie più impervie, per arrivare alla meta.
E poi perché è un racconto pieno di vita.
Toccante,
Ma senza cadere in inutili superficialità sdolcinate.
Intelligente.
E profondo.
Ti conquista senza se e senza ma.
Che cosa mi è piaciuto?
Il linguaggio.
Vibrante e vivo, irresistibile, con cui Marianna Leky, l’autrice, descrive ogni singolo personaggio.
Con le sue stranezze e debolezze.
Impossibile non amare Selma, forte ed empatica.
O ignorare l’eterno entusiasmo di Elizabeth.
E come non provare tenerezza per l’ottico. L’uomo più perseverante della letteratura e il più indeciso che abbia mai incontrato nei miei decenni di lettura!
Perfino il costante bisogno di fuga del padre di Luise e la durezza di Palm, assumono contorni quasi amabili.
Perché, alla fine, tutti i personaggi hanno qualcosa da dire.
E i gesti, le parole, come caldi e accoglienti rituali, diventano qualcosa che aspetti. Pagina dopo pagina.
Infine ho amato tantissimo il tono lieve, seppure profondo, con cui è affrontato il tema della morte.
Che nello sviluppo del racconto si riappropria di ciò che realmente è: parte della vita.
Alla fine, mentre giri l’ultima pagina, ti rendi conto che, per quanto bizzarro, visionario e stralunato sia questo paese, “Quel che si vede da qui” è una storia perfetta.
Capace di colmare i vuoti quotidiani.
Dipanare i dubbi.
Da leggere accanto alla finestra, mentre sbirci fuori, perché dopo quello che si vede da lì è proprio la risposta che cerchi!