La storia di Belle Greene prende le mosse da un antefatto imprescindibile.
Ai tempi della schiavitù era prassi normale per il padrone violentare sistematicamente le sue schiave nere generando figli misti, a loro volta schiavi e succubi delle stesse indegne pratiche.
Oltre 2 secoli e mezzo e più di 8 generazioni di questa inciviltà hanno generato una popolazione di ” neri bianchi”. Afroamericani con tratti caucasici, capelli lisci e pelle chiara.
Niente, o quasi, li distingueva nell’aspetto dai bianchi, sospendendoli in un limbo fra due mondi che li rifiutavano. Non abbastanza neri per essere fratelli e nemmeno bianchi a causa della “regola dell’ultimo goccio di sangue”, ereditavano il peggio di entrambe.
Per questo motivo quelli che potevano, o avevano il coraggio, tentavano il passing: l’atto per cui , a rischio della stessa vita, rinnegando le origini, inventavano improbabili ascendenze per farsi passare per bianchi.
E’ questo il contesto in cui nasce e cresce Belle Greene, la donna che ebbe il coraggio di nascere due volte.
Chi è la donna in pantaloni , erudita, pungente, mondana, imbrogliona ma che tutti amano alla follia?
Figlia del primo laureato nero di Harvard, attivista per i diritti civili e ambasciatore in Russia, appassionata bibliofila, decide a 18 anni di attraversare la linea del colore rompendo definitivamente e per sempre con le sue radici e con l’amato, per quanto discutibile, padre.
“Non sono nera, sono questa persona e la società non mi dirà chi devo essere“
Afferma con forza.
E con le conoscenze a disposizione inventa per se e per i suoi fratelli un’albero genealogico tutto nuovo che aprirà loro le porte delle opportunità.
Tenace, caparbia, intelligente e appassionata non solo sfida le leggi ma si fa beffe del destino salendo tutti gradini della scala sociale e professionale. Si infiltra con coraggio nei templi del conservatorismo americano e nei settori lavorativi di appannaggio maschile diventando prima bibliotecaria, poi direttrice della Morgan Library di New York e infine beniamina dell’aristocrazia internazionale.
Donna più pagata degli Stati Uniti, leale con sé stessa e i suoi principi, riesce, nel 1924, a trasformare la ricchissima biblioteca riservata all’élite, in un’istituzione pubblica al servizio di tutti.
Ma la vita presenta, prima o dopo, i conti.
Corteggiatissima per la sua bellezza insolita e il suo carisma, si innamora di Bernard Berenson, che, come lei, nasconde il suo passato. Due metà di una stessa mela destinanti a non risolversi come coppia.
Fedele al suo personaggio Belle resta Miss da Costa Greene. Rifiuta matrimonio e maternità per non avere figli neri e rischiare di svelare il suo imbroglio.
Ombre che rischiano di sminuire un personaggio di grande spessore e umanità a cui la vita dona molto ma, come sempre, non risparmia nulla.
Quello che, in realtà, viene raccontato è il dramma di Belle Greene, di una popolazione e di tutte le donne, nere o bianche che siano.
Una persona, Belle, divisa, direi lacerata, fra la sua storia e la scelta di appartenere ad una società che violenta e opprime quella stessa storia. Nonostante la negazione e l’imbroglio, ciò che emerge è una figura moderna e attuale che, in barba al destino, ne usa i limiti per trovare la forza di difendere sé stessa.
E anche noi.
Dalle convenzioni sociali, che la vorrebbero moglie, dal pericolo della dipendenza e dalla negazione della libertà di scegliere e autodeterminarsi.
Alexandra Lapierre racconta con ritmo irresistibile e onestà storica, ai limiti della dovuta crudezza, la storia e la donna. La più celebre della cultura americana della prima metà del ‘900, bibliofila, icona di stile e attivissima promotrice di sé e di tutte noi.
Un libro imperdibile, frutto di tre anni di ricerche in cui ci restituisce il ritratto imparziale e femminile di libertà, determinazione e capacità di portare avanti battaglie che sono ancora le nostre.
Un’ispirazione per tutte noi.