Chi c’è dietro il genio di Einstein?
“La donna di Einstein” di Marie Benedict, edito da Piemme nel 2017 e tradotto da Cristina Ingiardi è il racconto in 348 pagine della storia d’amore e collaborazione fra il grande genio del Novecento e la sua prima moglie , Mileva Mitza Maric.
Il vero motore che ci ha consegnato la Teoria della Relatività,
La trama
Mileva, Mitza o Milena, per dirla all’italiana, è una ragazzina vispa e appassionata di numeri.
Di estrazione benestante, decide di inseguire il suo vero grande amore, la fisica.
Intelligente, brillante e arguta, aiutata dal padre, riesce a farsi ammettere all’esclusivissimo Politecnico di Zurigo e inizia così, gli studi in fisica.
Sola e lontana dalla famiglia per la prima volta, donna in un ambiente di soli uomini e claudicante per un difetto all’anca, viene snobbata dai colleghi universitari e, soprattutto, dal professore di fisica.
L’unico a mostrare interessi nei suoi confronti è un giovanotto dalla capigliatura scomposta e lo sguardo attento e concentrato.
Estroso e amante della vita bohemienne, incalza la giovane studentessa che sulle prime è restia ma, a poco poco, fa cadere le difese.
Il brillante giovanotto risponde al nome di Albert Einstein e la sua amicizia permette a Mileva di entrare nella sua cerchia di compagni di studi ed essere finalmente apprezzata per le sue capacità.
In breve tempo il sodalizio si trasforma in amore travolgente.
Purtroppo, però, è una passione contrastata dalle famiglie.
Il padre di lei desidera, a ragione, che termini gli studi e diventi autonoma, la madre di lui non accetta che Mileva non sia ebrea.
Ma a tracciare la sorti ci mette lo zampino il destino.
Mileva si ritrova presto incinta ed è costretta ad abbandonare gli studi.
Quando i due convolano a nozze, per la giovane è l’inizio della sua vita in ombra.
Senza una laurea, diventata “casalinga” e mamma, l’unico ruolo a cui può aspirare è quello di collaboratrice di Einstein.
Ma Albert non è l’uomo che si aspettava. Egoista, egocetrinco e, forse, anche misogino, accentra tutto su di sé e suoi stati umorali.
Fortunatamente ad unirli c’è il comune amore per la fisica.
E, diciamocelo, anche la nota difficoltà in matematica di Einstein, materia nella quale, invece Mileva eccelle.
E’ il 1905 e i due, alle prese con il loro matrimonio traballante, iniziano a lavorare alla teoria della relatività. La donna si rivela, subito, indispensabile nella risoluzione dei problemi matematici implicati nelle intuizioni di Einstein.
Che, per inciso, lavora a tempo pieno e non può dedicarsi totalmente alle sue ricerche.
Questi anni sembrano felici, ma, portano frutti solo ad Einstein.
Il nome di Mileva non compare né su questo lavoro né, tantomeno, in tutti gli altri. Così come spesso si ritrova da sola mentre il marito si reca a feste e congressi.
In un attimo si rende conto di essere diventata quello che non avrebbe mai voluto!
E inizia, finalmente a ribellarsi…
Ma l’epoca e il destino non la consegnano alla storia.
Resta solo la prima.
La prima donna ad essere ammessa al Politecnico e la prima moglie di Einstein. Anche se probabilmente, senza di lei, oggi non avremmo la teoria che ha rivoluzionato il mondo….
Perchè leggere “La donna di Einstein” di Marie Benedict
Perché è una delle rare occasioni che hai per conoscere il volto e la vita di questa straordinaria donna.
Raccontata con scorrevolezza, la sua storia è per la maggior parte basata sulla realtà e sulle ricerche svolte dall’autrice.
L’altra parte, quella di fantasia è verosimile e costituisce il ponte fra fatto reale e ipotesi, laddove c’è il silenzio documentale.
Il risultato è una bella storia d’amore, tragica e complessa, che si intreccia a fatti veri creando un bell’affresco storico.
Coinvolgente e piacevole rappresenta il miglior modo per avvicinarsi e incuriosirsi alla figura di una donna sepolta dagli eventi e consegnata alla storia solo come il primo amore del grande genio del Novecento.
La mia opinione
“La donna di Einstein” , devo ammettere, è un titolo che mi ha da subito irritata.
E’ davvero un pessimo modo per definire, la moglie, la fidanzata la compagna di chicchessia!
Una di quelle frasi che, a mio avviso (e non solo), andrebbero eliminate dal parlato comune perché sostengono un’idea di possesso che è inaccettabile!
Fatta questa dovuta precisazione, e superato, al tempo, lo scaffale in cui era esposto il libro, ammetto anche che è stata una questione che ha continuato a rodere i miei pensieri come un tarlo fastidioso.
Sono così poche le biografie su questa donna dall’intuito e la tenacia fuori dal comune, che era un peccato non dargli una possibilità…
Ci ho messo un po, e, alla fine, la curiosità ha avuto la meglio: mi sono convinta.
Sono andata in libreria, anzi sull’ebook store, e l’ho acquistato.
Superata la ritrosia iniziale devo dire che la storia mi ha coinvolta.
L’affresco storico dipinto dall’autrice è molto aderente alla realtà.
Così come le parti di fantasia, sono interessanti e potrebbero, davvero, non discostarsi troppo da ciò che è accaduto veramente.
Insomma, quest’opera a metà fra realtà e finzione, è una piacevole biografia, a tratti appassionante e coinvolgente quanto basta per renderla un ottimo modo per avvicinarsi a figure di donne sconosciute.
Un pregio tutt’altro che da sottovalutare, visto che le eroine della storia femminile non vengono mai alla luce e, spesso, sono ritenute materia poco interessante sul mercato!
Infine, anche se il punto di partenza delle ricerche è Einstein e il suo carteggio con la prima giovane moglie, ( avrei preferito fosse più genuinamente dedicato solo a lei) la figura di Mileva, sbuca dalle pagine come il personaggio principale.
Tridimensionale, viva e palpitante, soprattutto quando con grande lucidità viene consegnata alla sua stessa leggerezza nell’affrontare la vita con Einstein.
Leggerezza che, complice la cultura e i costumi del tempo, le è costata l’autonomia, la sua stessa libertà e il suo nome nella storia.
La morale?
Una donna non deve mai accontentarsi di stare nell’ombra né ridursi a dipendere da lui!
Alcune considerazioni finali
Alla fine, a Mileva storicamente, viene riconosciuto solo, si fa per dire, il fatto di essere stata la prima donna iscritta al corso di Fisica del Politecnico di Zurigo.
E l’intero ammontare in denaro del Premio Nobel vinto da Einstein nel 1921, proprio per la “sua” Teoria della Relatività….
Che fosse un riconoscimento privato?
Allora, perché non riconoscerlo pubblicamente?
Ma la vera storia è davvero così?
Confesso che questo libro mi ha lasciato una ridda di domande senza risposta, il che è un bene (e un grande pregio per un libro)
Perché una donna non poteva apparire come coautrice?
Il suo allontanamento dalla comunità scientifica nasconde qualcos’altro?
E’ solo un caso che il periodo migliore e più fecondo di Einstein sia proprio quello del matrimonio con Mileva?
Se vuoi approfondire ti suggerisco di dare un’occhiata all’Enciclopedia delle Donne in cui trova una breve biografia e al bell’articolo comparso sul National Geographic ” Mileva Maric fu la madre della teoria della relatività?”