“La portalettere” è il romanzo di esordio di Francesca Giannone.
416 pagine edite da Nord e uscito nel gennaio di quest’anno, fin da subito si presenta come un bel romanzo corale, scorrevole e rilassante.
Ma non solo…
La trama
Salento 1930.
Un corriera si Ferma a Lizzanello, un paesino di poche migliaia di anime in provincia di Lecce.
Scendono Carlo e Anna, neosposi.
Una coppia come tante, di ritorno a casa dopo aver cercato fortuna al Nord?
No.
Anna è un’ immigrata al contranio. Ligure, ha lasciato la sua terra per seguire Carlo, figlio del Sud. Il suo grande amore.
E’ una “forestiera” e tale resterà per tutto l’arco del racconto che dura 30 anni.
Ma la sua non è una scelta passiva.
Anzi…
Bella come una dea greca, spigolosa e diretta come la terra da cui proviene, è determinata a non lasciarsi piegare dalla cultura patriarcale che domina il paesino.
E Lizzanello sta per scoprirlo…
La bella forestiera, che non va in chiesa e che a casa sua era una maestra, si candida subito al ruolo di postino, spezzando le catene che imprigionano le donne del Sud, e non solo, in ruoli di madre e angeli del focolare.
Vince e, fra malelingue e risolini sarcastici, prende servizio diventando la prima portalettere donna del paese.
Non durerà!
si mormora.
E, invece, contro ogni aspettativa, resterà in servizio per quasi 20 anni.
Un lungo filo delicato, ma non del tutto invisibile, che unirà gli abitanti di Lizzanello, cambiando senza rendersene conto molte cose.
E diventando fra una missiva dal fronte, una cartolina dal Nuovo Mondo e una lettera segreta, la depositaria dei tanti segreti delle anime che popolano questa saga.
Che è familiare, ma anche di paese. Nelle piccole realtà, infatti, tutto diventa di tutti e tutti hanno voce in capitolo su tutto.
Perchè leggere “La portalettere”?
Perchè è la storia di Anna.
Di una donna che ha voluto vivere la sua vita fino in fondo, impedendo alle convenzioni di condizionarla.
In cui l’amore, è sfondo e motore che permette di raccontare un Salento, quello degli anni ’30, alla vigilia di grandi cambiamenti epocali.
La guerra, prima, e le istanze femministe poi.
Una di noi, insomma.
E perchè è anche una storia vera , liberamente ispirata alla vita della bisnonna dell’autrice. Che la rende vicina, palapabile, trimidensionale.
Anna è reale.
Viva.
E ognuno può trovare la sua nonna.
Io l’ho ritrovata in molti aspetti.
Nella sua spigolosità e nel suo rifiuto fermo a piegarsi alle convenzioni. Nell’indipendenza. Ma anche nella tenerezza dei sentimenti quotidiani.
La mia opinione
“Questo è quello che io cerco almeno nei libri quando li apro, il pezzetto che è stato scritto per me. Uno scarto, un brusco scarto di intelligenza e sensibilità che mi spiega qualcosa di me.
Cosa che suppongo possedevo già sotto la pelle, ma che non sapevo dire…Erri De Luca
Ecco.
Questo è il pensiero che ha accompagnato la lettura di questo libro.
Fra le pagine ho trovato tanti pezzetti scritti per me, per la mia storia. Che erano lì sotto la pelle, ma che non trovavano la forma per nascere.
Ma ancora di più, ho trovato che questi pezzetti sono stati scritti per tutti quelli che li stanno cercando.
In un linguaggio universale.
Scorrevole e rilassante.
Ma potente.
Perchè, alla fine, a Lizzanello negli anni fra il 1934 e il 1952, fino all’epilogo nel 1961, si dice e si fa prima, tutto quello che accadrà dopo.
Una saga di ieri, incredibilmente attuale, le cui istanze sono valide ancora oggi.
Da leggere tutto d’un fiato in compagnia di un thè robusto, dal sapore unico, intenso, legnoso e aromatico.
Un thè cinese, il Lapsang Souchong, diverso per la sua affumicatura e per l’utilizzo delle foglie più grandi e sviluppate.
Insolito e straordinario come la protagonista, Anna.