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"violeta", la copertina del romanzo di Isabel Allende: 100 anni di vita, audace, passionale senza tabù.

“Violeta” è l’ultimo libro di Isabel Allende: , edito, come sempre, da Feltrinelli.

Questa volta non si tratta di un manuale di finanza personale e nemmeno di un compendio di consigli. Questo è un romanzo: straordinario, che parla di donne, passione, intraprendenza, audacia e libertà.

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La storia di Violeta

Violeta racconta la sua storia in una lunga lettera – testamento al nipote Camilo. Non si risparmia: ricorda amanti, passioni audaci, povertà e ricchezza, lutti tremendi e incommensurabili gioie. Tutto con incredibile onestà e senza tabù.

Sullo sfondo della Storia, con la esse maiuscola, che la forgia e la strapazza, Violeta affronta le dure lotte per l’affermazione dei diritti femminili, il pregiudizio, l‘ascesa e la caduta di tiranni, il dolore personale che si intreccia a quello di tutte.

Resta ostinata nel difendere il suo futuro di donna e imprenditrice, sempre autonoma e libera.

E’ così che impara la vita, apprende e si trasforma nella donna che scrive, all’alba dei suoi 100 anni.

Non è saggia, non ha questa presunzione perchè è consapevole che quando si vive si è distratti, attenti a non inciampare, e non si ha il tempo di capire.

E’ il tempo del ricordo, in questo libro, a svolgere il lavoro di riordino e a consentire quel giusto distacco per superare i contrasti e accettare la bellezza di una vita imperfetta.

Il racconto che si snoda lungo 100 anni fra due epidemie, spagnola e coronavirus, curiosamente nascita e morte della protagonista, e restituisce una donna coraggiosamente imperfetta.

Una di noi.

Per questo, non è possibile non innamorarsi di Violeta: a volte con rabbia per la sua inspiegabile indifferenza, a volte incondizionatamente per la sua profonda umanità. Sempre senza banalità.

La mia opinione

Centrata sul cosmo femminile e obbediente alla regola secondo cui “se tutto è audace nulla è audace”, Isabel Allende intreccia l’eccezionalità delle vicende, all’anima rurale e arcaica del Cile più selvaggio e alla quieta monotonia delle piccole cose quotidiane.

Il quadro che ci restituisce è un affresco ricco, multiforme, barocco e a volte sovraccarico di dettagli. Colorato e caldo, come solo l’anima del sud del mondo sa essere, ha il potere di guardare dritto negli occhi dell’oggi ricordandoci che la fatica di muovere un passo dopo l’altro è la stessa, sempre.

Come Violeta dice:

Quelle donne di campagna mi insegnarono che il coraggio è contagioso e che la forza sta nel numero; ciò che non si riesce a raggiungere da sole, in tante lo si può ottenere, e più si è meglio è. Facevano parte di un’associazione nazionale di madri e mogli di desaparecidos, così determinate che il governo non era riuscito a disperdere.”

La penna di Isabel Allende, ancora una volta, non tradisce regalando una lettura appassionata , tragica, sensuale, magica e ipnotica. In una parola irrinunciabile.

Contattami o scrivi nei commenti qui sotto: aspetto una tua opinione.

E, mi raccomando, non dimenticarti di continuare a leggere il mio blog

A presto

Emi

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