Esme è una giovane inglese in America per un dottorato in Storia dell’Arte.
Curiosa e intelligente, sagace ma anche insicura, a New York incontra e si scontra con la vita, quella vera.
Per fortuna al suo fianco ci sono un coro di strampalati amici che la aiutano a trovarsi.
Anche nei momenti più difficili.
“Lo strano caso dell’apprendista libraia” di Deborah Meyler edito da Garzanti nel 2015 con la traduzione di Claudia Marseguerra è una storia di 348 pagine piena di vita, amore e speranza, che apre il cuore e dispensa speranza.
La trama
Esme è inglese ma ama NewYork.
E ottiene un dottorato in Storia dell’Arte alla prestigiosa Columbia University.
E’ così che che inizia il rapporto della giovane con la multiforme e accecante metropoli Una relazione fatta di sfumature di luce e dettagli, che la conquistano e la confondono.
Ma ancora di più ama “La Civetta”, la libreria dove ama rifugiarsi quando New York sembra volerla inghiottire.
Un luogo calmo, fatto di persone, strane, ma reali.
In cui può sentirsi felice e appagata.
Soprattutto protetta.
Anche quando Mitchell, il ragazzo ambiguo e oscuro di cui si è perdutamente innamorata, la lascia prima ancora che abbia avuto il tempo di comunicargli che aspetta un bambino.
Ed è lì, alla Civetta, che un giorno, trova la risposta ai suoi dubbi, sotto forma di un cartello con su scritto “Cercasi apprendista libraia”.
Anche se non ha idea di come funzioni una libreria, accetta la sfida.
Così poco alla volta impara la difficile arte di indovinare i desideri dei lettori.
A catalogare.
Soprattutto, impara tutto quello che le serve per ritrovare sé stessa.
Quella che aveva perduto nei meandri della metropoli.
E quando sembra che le cose stiano andando per il verso giusto…. Zac!
Mitchell, l’antipatico, borioso, superficiale newyorchese, ricompare.
E vuole fare la cosa giusta.
Ma è davvero amore?
Durerà?
Quale sarà il lieto fine di Esme?
Perché leggere “Lo strano caso dell’apprendista libraia” di Deborah Meyler?
Perché è una storia sull’amore, e non d’amore.
Che parla d’amore
Per un bimbo che deve ancora nascere.
Per i buoni libri e l’arte
E per un gruppo di improbabili amici che si fanno famiglia e rifugio.
Anche per una città e le sue ombre.
Insomma, un punto di vista diverso che si estende anche ai protagonisti indiscussi: i libri.
Ecco, anche in questo caso, la scrittura elegante e scorrevole, rende il racconto non la solita narrazione sui libri. Di quelli ce ne sono a bizzeffe.
No, qui i libri si intrecciano alla vita quotidiana, alle preoccupazioni, all’amicizia diventando il filo narrativo su cui si sviluppa tutta la storia.
E sono proprio loro a portare a Esme nuove amicizie e l’occasione di costruire un futuro per sé e il suo bimbo.
Così come la consapevolezza, che l’altalena dei sentimenti per Mitchell aveva offuscato.
Insomma New York e la libreria, come due poli opposti, garantiscono un’ambientazione originale in cui le due anime del libro si alternano e rincorrono dando ritmo al racconto.
Una storia accattivante alla quale si perdonano certe citazioni un pò troppo … per addetti ai lavori.
La mia opinione
“Lo strano caso dell”apprendista libraia” è un racconto che divide.
C’è chi lo ama e chi no.
Io, ovviamente sono fra le prime. Quelle che hanno apprezzato la scrittura elegante e la prosa scorrevole.
Anche le citazioni.
E’ vero, forse sono un pò troppe, ma ammetto che cadono a puntino e hanno un loro perché.
Mentre perfetti sono i personaggi che ruotano intorno alla “Civetta”, capaci, ciascuno di donare qualcosa ad Esme.
Qualcosa che la aiuta crescere, a farsi donna consapevole.
E madre.
Arricchendola.
Migliorando la sua capacità critica.
Fino a diventare, da apprendista libraia, a libraia per scelta.
Insomma “Lo strano caso dell’apprendista libraia” è quello che a me piace definire “romanzo di formazione” in cui la vita, il vissuto quotidiano si intreccia al racconto, alle pagine dei libri , alle librerie come luoghi di cultura e occasioni di crescita.
Assolutamente consigliato!