
Nord dell’Inghilterra, 1830, Meggie e Tom Tulliver crescono nel Mulino sulla Floss.
In un villaggio dove il tempo sembra essersi fermato prima della Rivoluzione Industriale e dove tutto procede ancora secondo natura.
Un luogo destinato ad essere, a breve, cancellato dal Reform Act del 1832, ma ancora brulicante di vita e di principi arcaici.
E’ qui che Maggie cresce e coltiva sogni, speranze e desideri, intimamente convinta della sua superiorità intellettuale.
Ed è qui che si scontra contro i limiti imposti dal solo fatto di essere femmina.
Ma mentre il fiume scorre, dando vita al villaggio, il fiume divide.
Divide Maggie daTom.
Dal padre. Che perderà il prezioso mulino.
Dalla società giudicante.
E dallo stesso mondo.
L’amore di cui la giovane è affamata, non sarà sostegno ma la metterà difronte a scelte dolorose.
Perché la società e il suo stesso fratello non lasciano spazio alla donna che sta diventando. Tantomeno alla libertà di vivere e di amare a modo suo.
Il trasporto e la passione, violente e affascinanti, divoreranno l’animo della ragazza; e lei, combattuta tra amore e fedeltà verso la famiglia (e le convenzioni), farà la scelta più difficile: quella tra sé stessa e gli altri.
Inutile dire che l’epilogo sarà tragico.
E che non è mia intenzione svelare!
La recensione
Potente e sferzante.
Amato da Marcel Proust, questo è, forse, il romanzo più forte dell’epoca vittoriana.
A fronte di una trama relativamente semplice, quasi scontata, è in realtà un’opera di grande complessità in cui saga familiare, storia, società , amore, passione e, soprattutto, denuncia, si intrecciano.
Rincorrono.
Mostrando l’ipocrisia e la superficialità del credo vittoriano, che rinnega quegli stessi principi di carità cristiana e accoglienza che ostenta.
Un ritratto crudo e dolente di una società destinata ad implodere nell’oscurità dei suoi stessi errori.
Il Mulino sulla Floss è un romanzo femminista?
In parte si.
E anche autobiografico visto che George Eliot è lo pseudonimo di Mary Anne (Marian) Evans . Scrittrice feconda e straordinaria, costretta ad utilizzare un nome maschile per poter pubblicare i suoi romanzi!
Ma è anche un romanzo di formazione.
E di denuncia tagliente, senza se e senza ma, della società del tempo e delle rinunce imposte alle donne in quanto tali.
Società che condanna senza appello la condotta della donna ( e di tutti coloro i quali osano comportarsi diversamente dalle convenzioni), ma che non esita a perdonare peccati maschili.
O di chiunque, alla fine, agisca a protezione di quella società e del suo sistema di valori.
Anche se questo significa servirsi di chi non può difendersi.
Perchè leggere il Mulino sulla Floss?
- Nonostante sia stato scritto 150 anni fa, è più che mai attuale nei temi. Le tematiche sono importanti e a tutt’oggi non ancora risolte. Come la condizione della donna, il rapporto con il denaro, le convenzioni sociali e il patriarcato, veri protagonisti della storia.
- Perché, pur essendo un romanzo in stile ottocentesco, lontano dalla rapidità contemporanea e ricco di lunghe riflessioni dell’autrice, è scorrevole, piacevolmente autentico e mai noioso
- Per alcuni dei suoi personaggi secondari. Dotati di rara e moderna sensibilità, come Philip, e di coscienza, nonostante tutto, come Stephen ( seppur frivolo e, per certi versi, irrinunciabilmente vittoriano). In cui si riconosce un incredibile penna femminile di grande valore.
- Per la sua innegabile forza formatrice, Che aiuta a mantenere alta l’attenzione sui temi che più, e ancora, riguardano da vicino ognuna di noi. Uno su tutte: il gender gap,