- Ave Mary
- God save the Queer
- Tre ciotole
Ora che se ne è andata, scommetto che, come tutti, ti starai chiedendo cosa leggere di Michela Murgia.
O anche rileggere.
Per ritrovare il filo della sua narrazione così politica, femminista, comprendente, unica, capace di rilevare i dettagli più bizzarri e farli diventare punto di partenza per un’analisi lucida dei suoi personaggi e della società.
Bravissima a scrivere ma anche e soprattutto a spiegare ( lo abbiamo apprezzato nei suoi ” Ghost Hotel”, nel suo Podcast Morgana e nelle sue interviste), ci ha regalato opere affascinanti che penetrano, incisive, in tematiche sociali e politiche delicate.
E toccano con insolita grazia l’animo dei lettori. O ascoltatori.
Il primo libro di Michela Murgia che ho letto è stato “Accabadora”, appena uscito, nel 2009. Un romanzo pazzesco che meglio di ogni altro ha saputo affrontare il tema dell’eutanasia e, anche, quello della famiglia queer. In cui le relazioni contano più dei ruoli e i rapporti sono più forti delle leggi, perché sono capaci di limitare le dinamiche di possesso.. Come lei stessa spiega.
A cui, poi, sono seguiti tutti gli altri.
E non mi sono nemmeno persa una sua intervista, per il piacere di ascoltare le sue spiegazioni.
Ma che cosa leggere di Michela Murgia, oggi, il giorno dopo?
Ave Mary: e la Chiesa inventò la donna
Ovvero come la cultura cattolica, in cui l’Italia è dannatamente immersa, determina le gerarchie. la sessualità e alimenta il patriarcato.
Dovevo fare i conti con Maria, anche se questo non è un libro sulla Madonna.
È un libro su di me, su mia madre, sulle mie amiche e le loro figlie, sulla mia panettiera, la mia maestra e la mia postina.
Su tutte le donne che conosco e riconosco.
Dentro ci sono le storie di cui siamo figlie e di cui sono figli anche i nostri uomini: quelli che ci vorrebbero belle e silenti, ma soprattutto gli altri. Questo libro è anche per loro (…)Michela Murgia
“Ave Mary” è, dunque e senza troppi giri di parole, una critica mirata e puntuale sulle discriminazioni che la società contemporanea, ancora, mette in atto nei confronti delle donne.
Ma anche una critica ragionata, di una donna, cattolica e praticante, che cerca le origini e le trova proprio in seno alla Chiesa.
Un parere diverso, direi queer, nel significato originale anglosassone più ampio, di insolito, di chi sente fortissima su di sé la vocazione femminista e riconosce nella sua fede la causa. Pur rivendicando la volontà di aderire all’ideale primitivo del cattolicesimo.
Ciò che nasce da queste pagine è un quadro limpido in cui la violenza sulle donne, la disparità di trattamento e la rigidità dei ruoli sono frutto di una rilettura, riscrittura, dei testi sacri a partire da Adamo ed Eva e dal peccato originale.
Michela Murgia ci spiega con quella sua grande limpidezza e capacità comunicativa come tutto questo ha attraversato secoli arrivando fino ai giorni nostri.
Senza risparmiare nessuno.
Nemmeno gli atei.
Un saggio denso e vivo che, tuttavia, si legge velocissimo!
Mai pedante e sempre diretto, schietto, ricercato ma semplice, è potentissimo e coinvolgente.
Non può mancare nella libreria di nessuno!
God Save the Queer, ovvero il catechismo femminista di Michela Murgia
Un’opera enorme e audace.
Capace di occupare il firmamento della letteratura contemporanea per schiettezza, limpidezza di stile, autorevolezza e conoscenza degli argomenti.
Audace quanto basta, rumoroso nella sua semplicità, il saggio esplora con sensibilità profonda l’identità di genere, l’uguaglianza e a diversità dalla prospettiva femminile.
E femminista.
Riprendendo i temi già affrontati in “Ave Mary” e rileggendoli in una modalità più provocatoria, invita i* lettor* a riflettere su come la nostra cultura, ancora intrisa di patriarcato, influenzi la vita delle persone queer, ma anche quella di di tutt* noi.
Un pezzo da novanta della letteratura italiana in cui l’autrice mostra non solo una conoscenza storica ma anche un profonda dimestichezza con le Sacre Scritture. Andando oltre i luoghi comuni legati al cattolicesimo.
Spiegando in modo diretto e semplice, come il messaggio di Gesù sia, in realtà, molto inclusivo, separandolo di netto dalla religione cattolica. Che, per fattori economici e sociali è diventata escludente e maschilista.
Tre ciotole
L’ultimo romanzo di Michela Murgia.
Uscito quest’anno, pochi mesi fa, è, credo, il suo testamento morale e spirituale.
Non è facile parlarne, oggi.
E, soprattutto, è necessario leggerlo. Per apprezzarne la grandezza.
Si tratta di 12 racconti che muovono tutti da un momento di crisi.
Testi brevi. una sorta di raccolta che è anche romanzo perché le storie si incastrano fra loro, in cui l’autrice racconta di un mondo che improvvisamente implode su se stesso. E la vita cambia in un istante.
“Una sera ti metti a tavola e la vita che conoscevi è finita.“
Malattie, separazioni, scelte senza ritorno… svolte, insomma.
Tutti i personaggi nel tempo del racconto stanno attraversando un cambiamento che li rende “creativi della sopravvivenza emotiva”.
Come reagire?
E come sopravvivere?
Come vivere quando ci si sente finiti?
Inventando rituali
La liturgia, cerimonia ripetuta, infatti evita di andare in pezzi.
Come quella, appunto, delle Tre Ciotole, che da il titolo al libro, usate per gestire il cibo in fasi di inappetenza o troppa fame.
Non importa come viene consumato il cibo
(…) bastava che a fine giornata tutte e tre fossero vuote, perché quello che contenevano era il minimo indispensabile.
Suddividere e svuotare la ciotole, ciascuno con i propri tempi e modi è ciò che tiene vivi, aldilà di tutto.
Ancora una volta Michela Murgia, si rivela la grande narratrice incontrata in “Accabadora”, dando vita a una galleria di personaggi molto diversi fra loro in cui ciascuno è parte dell’autrice stessa, senza esserlo del tutto.
E ai quali ogni lettor* può avvicinarsi facilmente a quello che più lo rappresenta.
Un romanzo in cui l’amore per la vita e la libertà si intrecciano alla lucida accettazione di ciò che è inaspettato e inspiegabile. Ma che porta con sé nuovi modi, nuove prospettive.
Un complice da accogliere per andare oltre.
Un libro da tenere sul comodino e ripescare di tanto in tanto.